LEnostreSTORIE

Sportello Casa Biellese: la casa come luogo d’incontro, al servizio della persona

Sportello Casa Biellese: la casa come luogo d’incontro, al servizio della persona

Ne abbiamo parlato con Tiziana Rossi, Presidente di Maria Cecilia scs onlus e referente del progetto

Categorie: Primo PianoLe NotizieLe Nostre Storie

Tags: Federsolidarietà,   Confcooperative Federsolidarietà,   Sportello casa biellese

Un modello virtuoso “a somma positiva” che abbia il riscontro di proprietari e inquilini, un modello sano di cooperazione tra soggetti diversi: lo Sportello Casa Biellese si pone dal 2014 come strumento alternativo all’esistente mercato dell’abitare ponendo il focus sulla partecipazione attiva dei proprietari, lavorando sulla fiducia e su un sistema di garanzie. Lo sportello rappresenta così un servizio di mediazione sociale che facilita l’incontro di bisogni, sostenendo e monitorando l’evoluzione delle relazioni. A livello pratico, offre informazioni per proprietari e inquilini su leggi, opportunità e agevolazioni, supporto nell’adempimento di pratiche burocratiche e nella ricerca di nuove soluzioni abitative, consulenza e monitoraggio per la manutenzione ordinaria dell’abitazione, consulenza legale sui differenti contratti di locazione, informazioni sulle procedure di sfratto per morosità o finita locazione, mediazione in presenza di conflitto tra le parti. Coordinato dalla Cooperativa Sociale Maria Cecilia Onlus, lo Sportello Casa nasce all’interno dei piani di zona del territorio biellese, promosso dai consorzi socio-assistenziali IRIS e CISSABO e dal consorzio di cooperative Il Filo da Tessere, aderente a Confcooperative Federsolidarietà Piemonte. Un progetto complesso e dalle mille sfaccettature, che ha vissuto i primi quattro anni tra sfide, scommesse vinte e momenti di riflessione e crescita, coinvolgendo un ampio numero di soggetti molto diversi tra loro. Ne abbiamo parlato con Tiziana Rossi, Presidente della Maria Cecilia scs onlus e referente del progetto. 

Una delle intuizioni più innovative del progetto è stata la comprensione dei bisogni non armonici di proprietari (maturare piccole rendite dalle loro proprietà) e potenziali affittuari (la ricerca di condizioni adeguate al loro reddito): una scommessa vinta?
"Ci sentiamo di dire che è la direzione giusta, ma per poter vincere questa scommessa occorre avere pazienza e costanza. Si tratta di un cambiamento culturale non da poco, trasformare i propri bisogni in occasione di incontro e non di contrapposizione è ciò che ancora dobbiamo potenziare. Il lavoro dello sportello casa biellese in questi quattro anni è stato soprattutto quello di definizione, mediazione e monitoraggio dei bisogni diversi, ma è nei casi in cui le persone (e non solo in quanto proprietari e/o inquilini) si sono incontrate che si è generato il vero valore a cui punta il servizio: la comunità. Il bene casa, in quanto tale, è diritto, ma anche dovere, è necessità, ma anche opportunità, è un riparo, ma anche luogo da abitare, è un bene di proprietà, ma anche comune. Per questo la cooperazione sociale ha deciso di occuparsene e, nel nostro caso, non solo come risposta ad un bisogno privato/individuale, ma come spazio di co-generazione e sviluppo di benessere comunitario."

Quali sono state le principali sfide affrontate in questi anni? 
"Quando abbiamo iniziato ad occuparci di case abbiamo provato ad uscire dal rapporto classico e lineare del contratto di affitto/pagamento del canone perchè non siamo e non vogliamo essere un’agenzia di mediazione per la casa, ma immediatamente ci siamo scontrati con un mondo di regole che non prevedono (e/o non facilitano) formule diverse, ibride. Abbiamo provato a riesumare formule contrattuali del passato (es. contratto misto che prevede la possibilità di pagare il canone anche attraverso attività di scambio), ma non ci siamo riusciti fino in fondo. Il mondo dell’accordo tra proprietari e inquilini può, nel nostro attuale sistema, basarsi solo su uno scambio monetario o completamente gratuito, così come le prestazioni di servizi sono lavoro o volontariato. La realtà regala molte più opportunità, ma non sono “regolari” e questo è un grosso ostacolo per chi, come noi, vuole percorrere strade nuove e sostenibili. Abbiamo affrontato e, ad oggi, possiamo dire di aver ottenuto dei buoni risultati, in merito alla questione della protezione e salvaguardia del valore dell’immobile. Il monitoraggio da parte dello Sportello, il progetto abitativo e il fondo di garanzia hanno permesso di non arrivare mai a delle situazioni di conflittualità tra le parti irreparabili, si sono sempre trovate soluzioni e mediazioni a protezione di entrambe le parti. Permane però un’evidente resistenza culturale, anche da parte dei servizi sociali, ad identificare le parti come interessi contrapposti e sbilanciati e non come 'un modello a somma positivo’”

Quali i principali insegnamenti tratti da questi primi anni, e quali le scommesse per il futuro? 
"Gli insegnamenti: le nostre politiche sulla casa (e di conseguenza gli strumenti messi a disposizione) sono superate e non tengono conto di un sistema ‘paese’ profondamente trasformato (immobili insostenibili dal punto di vista delle utenze e spese, con barriere architettoniche, in luoghi senza servizi, assenza di collegamenti, città non a misura di uomo; le persone hanno contratti di lavoro precari nel tempo e nei luoghi, le città non si sono prese cura degli spazi comuni); non siamo più educati alla socialità, al rispetto e alla sopportazione delle altre persone (individualismo dilagante); si hanno dei cambiamenti solo e soltanto quanto le persone si incontrano e non solo quando ad incontrarsi sono i bisogni e/o le necessità; il nostro tentativo di regolamentare “tutto” (attraverso la burocrazia) non permette alle cose giuste di essere le più semplici e praticabili; la casa non può essere un bene solo “privato” e quindi trattato così è fuorviante. La casa è un bene comune e il pubblico (la comunità) non può delegare la sua gestione esclusivamente all’interesse particolare/privato; il benessere della gente dipende anche dal luogo (casa, quartiere, vicinato, relazioni, spazi, sorrisi, servizi) che si ABITA; il nostro patrimonio immobiliare, e paesaggistico, deve necessariamente essere rimesso in sicurezza e riqualificato (l’impatto ambientale di alcuni edifici è un problema per la collettività); trattare esclusivamente l’emergenza abitativa (piaga del nostro tempo) riduce di tantissimo le potenzialità del nostro servizio. Infine, qualche appunto sulle scommesse: diventare servizio per l’intera comunità e non solo per chi vive situazioni di disagio abitativo o che dispone di un immobile “problematico”; far incontrare le persone, recuperando la socialità; promuovere il bene-stare; rendere accessibile un diritto (ad esempio promuovendo le convivenze, incidenza sui costi, sviluppo di economie territoriali)”.

Per approfondire: www.sportellocasabiellese.it

Il tuo nome
Il tuo indirizzo e-mail
Oggetto
Inserisci il tuo messaggio ...
x