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4X4 quattro domande in quattro minuti

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Intervista a Davide Rizza, della cooperativa scolastica L'Arca di Pianezza (To).

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Tags: Cultura Turismo Sport; cooperazione scolastica;

Davide Rizza, socio della cooperativa scolastica L’ARCA di Pianezza, risponde ad alcune domande sulla sua vita professionale di cooperatore del comparto scolastico. Davide è anche consigliere di Confcooperative Cultura Tursimo Sport Piemonte.

Quando hai incontrato la cooperazione e come?
Mia madre e mio padre – con altri dieci – nel 1976 hanno fondato una cooperativa scolastica. La gestazione fu lunga, alcuni anni, nei quali emerse in molti una domanda: “l’insegnamento statale ha ancora un senso?” Quindi nella cooperazione ci sono nato. Mio padre era allora docente di ruolo nella scuola statale. Al momento entrò come preside di una delle scuole della Cooperativa. L’idea che animava i fondatori era quella di restituire la scuola ai docenti e alla città. Inoltre la cooperativa venne appoggiata, fin dal suo sorgere, dai vescovi torinesi (Pellegrino, Ballestrero, Saldarini, Poletto e Nosiglia). L’Arca in ambito ecclesiale rappresentò infatti una novità. Era nata a iniziativa di laici.
Da quanti anni vi lavori e complessivamente come valuti la tua esperienza?
Da circa 13 anni, come socio, ma già prima avevo dato il mio contributo. E’ stata un’importante occasione di ampliamento dei miei orizzonti anche culturali oltre che professionali. Ad un certo punto l’Arca raccolse ben cinque scuole e più di 600 allievi. Ma le cose non andarono poi così bene e vennero gli anni della falcidia della scuola cattolica. Centinaia di scuole, non statali, sono state chiuse ed anche l’Arca si è notevolmente ridotta. La mancanza di allievi, dovuta alla crisi demografica ed alla crisi economica, ha ridotto la scuola non statale a dimensioni ridottissime; tanto che molti soci sono passati al volontariato. E’ stato questo anche il mio turno quest’anno.

Quali sono a tuo parere i punti di forza e di debolezza del modello cooperativo e in particolare qual è la situazione della cooperazione scolastica?
La cooperazione scolastica ha come scopo quello di sottrarre il docente alla dipendenza. La libertà di insegnamento di cui parla la Costituzione si realizza pienamente se i docenti costituiscono una libera comunità educante. Abbiano, cioè, uno scopo comune e rischino personalmente per i principi in cui credono e che intendono perseguire. Anche oggi, con la riforma della “buona scuola”, sembra avere la meglio la logica della scuola statale rispetto a quella della scuola libera; nella realtà il lavoro dell’insegnamento è stata spesso ridotto alla preoccupazione per il posto fisso, talora purtroppo senza alcuna vera vocazione per la professione. La non applicazione piena della legge di parità – che ha dato alla scuola libera gli obblighi burocratici della scuola statale, ma non i finanziamenti che invece moltissimi Stati europei danno – uccide la libera associazione in comunità educanti. Ma se la scuola paritaria, e con essa la cooperazione scolastica, attraversano un tempo di eclissi, l’ideale che invece l’ha fatta nascere, resta ancora a disposizione della cultura e della scuola italiana.

Vuoi raccontarci brevemente la storia della tua cooperativa?
Come ho già accennato all’inizio, essa nasce nel 1976 ispirandosi al pensiero dei filosofi C. Mazzantini e A. Del Noce. Ebbe come riferimento la dottrina di Tommaso d’Aquino e mantenne sempre alto il livello degli studi e soprattutto la formazione dei docenti. Ad essa sono dedicati molti scritti della nostra editrice. Sono certamente pagine di grande interesse che spronano i docenti alla ricerca. Insegnamento e ricerca devono essere mantenuti strettamente connessi; e la ricerca si fa comunitariamente. In questo le antiche scuole medioevali – vere e proprie libere comunità di maestri – restano un esempio di straordinaria attualità. In ciò sta il futuro della scuola, della vera scuola. Certo il rischio, comunemente e consapevolmente affrontato nella fortuna e nella sventura, dà serietà all’impresa educativa e la rende modello di lavoro associato per i docenti e le famiglie.

Lidia Cassetta





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