Dopo settimane di tensione, domenica 27 luglio, Stati Uniti e Unione Europea hanno raggiunto un accordo sui dazi, scongiurando un’escalation di ritorsioni commerciali che avrebbe avuto conseguenze pesanti per entrambe le economie. Eppure, dietro l’annuncio celebrato come “epocale” dai leader delle due sponde dell’Atlantico, si nasconde un aumento tariffario che rischia di compromettere la competitività delle imprese agroalimentari italiane ed europee.
Secondo i primi dettagli resi noti, gli Stati Uniti imporranno un dazio del 15% sulle importazioni europee, cinque punti in più rispetto a quanto era in precedenza. Una misura che colpisce in pieno il settore agroalimentare, tra i più esposti agli effetti delle politiche commerciali internazionali.
"Quello annunciato ieri non è sicuramente un buon accordo per le nostre imprese – ha dichiarato Raffaele Drei, presidente di Confcooperative Fedagripesca – temiamo possa avere un grave impatto sulla competitività delle nostre filiere agroalimentari. Le aziende che operano nel comparto agroalimentare saranno costrette ad affrontare un incremento delle tariffe sulle loro esportazioni, a cui si aggiunge l’effetto della svalutazione del dollaro, senza riuscire ad assorbirne l’impatto perché non godono di marginalità così alte.”
La preoccupazione riguarda in particolare i prodotti di punta dell’export italiano che rischiano di diventare meno competitivi in uno dei mercati strategici per il Made in Italy. Drei sollecita un intervento immediato da parte delle istituzioni europee: "siamo molti preoccupati per la tenuta del sistema e anche per l’inevitabile contraccolpo sul mercato interno. Per questo il nostro auspicio è che si continui in queste ore a lavorare sulla lista dei prodotti a dazio nullo, cercando di includere prodotti come vino e formaggi”.
Inoltre, i nuovi dazi arrivano a pochi giorni dalla presentazione della proposta per il nuovo bilancio dell’Unione Europa che risulta assai penalizzante per il comparto e che è stata fortemente criticata da tutte le associazioni agricole. “Non possiamo più reggere il doppio colpo. – spiega Drei – L’Europa assuma decisioni e studi contromisure che possano riuscire a far recuperare competitività alle filiere”.
A livello nazionale, Confcooperative ribadisce l’importanza di rilanciare il ruolo delle organizzazioni di produttori e delle cooperative come strumenti essenziali per affrontare i mercati internazionali. L’aggregazione si conferma una delle leve concrete a disposizione per mantenere il presidio del valore lungo tutta la filiera.
Anche in Piemonte, dove la vocazione all’export è forte soprattutto nel comparto vitivinicolo, le preoccupazioni sono tangibili. A esprimerle è Roberto Morello, presidente di Confcooperative Fedagripesca Piemonte:
"I dazi rischiano di mettere in grave crisi tutto il mercato agroalimentare piemontese, in particolare quello vitivinicolo, già in sofferenza a causa dei conflitti mondiali, dei cambiamenti climatici e delle nuove tendenze di consumo. Condivido pienamente la preoccupazione espressa dal presidente Drei: l’imposizione di barriere commerciali va contro la logica della cooperazione e del dialogo. Dalla Presidente Von der Leyen ci aspettiamo un segnale chiaro e che chiarisca quale strategia intenda perseguire per il futuro del settore. Continuare a imporre standard produttivi non sostenibili, mentre altrove si compete con regole diverse, è un errore che rischia di far collassare l’intero comparto. Serve invece puntare con decisione sull’aggregazione: le cooperative e le organizzazioni di produttori sono lo strumento più efficace per rafforzare le imprese e tutelare il valore del nostro agroalimentare sui mercati internazionali".