Abitanti e turismo
Il Piemonte è una regione dove i flussi turistici sono aumentati in modo massiccio negli ultimi anni e in particolare in alcune zone. Questo movimento, seppur importante per l’economia e il lavoro che porta sul territorio, rischia talvolta di scalfire l’autenticità di luoghi incontaminati, soprattutto nelle aree interne. Alla lunga, questo può contribuire alla fatica delle persone a sentirsi connesse con quei luoghi, che possono arrivare a perdere il loro significato più profondo, quello di casa.
Per lavorare proprio su questo aspetto, la cooperativa sociale Progetto Emmaus ha avviato nel 2023 un percorso di progettazione per il recupero di Villa Moffa, un edificio imponente abbandonato da tempo sulle colline di Bra. L’idea è quella di restituire l’immobile alla cittadinanza anche grazie all’attivazione di numerose partnership, trasformando la casa in uno spazio che parli di sostenibilità sotto diversi aspetti, ma anche di inclusione e partecipazione. Il primo passo in questa direzione è il potenziamento delle capacità di accoglienza per la promozione di un turismo lento e accessibile a tutti: in una zona sempre più colpita dall’iperturismo e dal fenomeno della gentrification, si immagina così una riscoperta del luogo a 360 gradi, con una chiave non più solo enogastronomica, ma anche e prima di tutto naturale e culturale. Un secondo ambito di lavoro in questo senso è rendere l’immobile uno spazio aperto per le associazioni locali, rendendolo una casa aperta e a portata di mano per le esigenze della comunità.
Il progetto coniuga questo importante obiettivo di rigenerazione territoriale con quello dell’inserimento lavorativo: all’interno delle cucine e per le attività di manutenzione del verde saranno infatti incluse persone a rischio di emarginazione sociale, offrendo così opportunità lavorative e di riscatto.
Luoghi da abitare
Il lavoro delle cooperative per la valorizzazione dei luoghi si concentra anche sul recupero di borghi, quartieri periferici e nuclei abitativi in aree interne, dove trent’anni fa iniziarono le prime esperienze embrionali di quelle che oggi sono le cooperative di comunità. Sebbene non vi sia ancora un quadro legislativo specifico a livello nazionale, il Piemonte, come altre Regioni italiane, ha emanato nel 2021 una normativa volta a disciplinare le cooperative di comunità, definendole un modello di innovazione sociale.
Queste imprese rappresentano infatti un vero e proprio presidio a sostegno delle persone che desiderano tornare o spostarsi in territori rurali o montani, dando un significato profondo al concetto di “abitare” e di “comunità”. La loro è un’azione concreta e preziosa per dare un futuro sia ai territori a rischio di degrado sia a persone e famiglie che immaginano una vita alternativa a quella tradizionale, lontana dalle città e dalle interferenze della modernità. Dare voce a questi desideri e sostenerli è un compito di cui la cooperazione si fa carico da tempo, confermando la sua attenzione profonda per la persona e la sua rete relazionale.
Tra le prime realtà in Piemonte ad aver fatto suoi questi valori vi è la cooperativa di comunità Viso A Viso, nata a Ostana nel 2020, durante la pandemia, proprio per dare una risposta ai bisogni delle persone del posto. In questi anni il suo obiettivo è stato duplice: da un lato, restituire il piccolissimo borgo di Ostana ai suoi abitanti - oggi 88 - offrendo servizi alle famiglie e ai giovani per rendere davvero possibile la loro vita lì; dall’altro, rendere accessibile la montagna, sviluppando percorsi di accompagnamento per un turismo lento e inclusivo. Così Viso A Viso gestisce oggi la Scuola di “O”, la Scuola Estiva di “O” e la Scuola di Musica, offrendo un’esperienza educativa che integra natura, cultura e percorsi formativi. La scuola, operativa da settembre a giugno, accoglie bambini e genitori per un inserimento graduale. La cooperativa gestisce anche la Piccola BAO, una biblioteca per l’infanzia, e la Bottega, un negozio di prossimità che fornisce beni alimentari e servizi aggiuntivi per residenti e turisti. Ha inoltre avviato la Portineria Valle Po, un progetto sperimentale in collaborazione con la Rete Italiana di Cultura Popolare e il Politecnico di Milano, per migliorare l’abitabilità dei territori alpini in una dimensione contemporanea ed europea.
Rinascita culturale
Restituire i luoghi alle comunità e agli abitanti significa anche promuovere una rinascita in chiave culturale, costruendo luoghi di scambio, arricchimento e relazione. È la volontà della cooperativa sociale La Fabbrica dei Suoni, che dal 2007 realizza percorsi e attività per bambini, ragazzi e famiglie interamente dedicati al suono e alla musica.
Con uno sguardo fresco rivolto al futuro, la cooperativa, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale e con altre realtà locali, sta portando avanti un progetto di rigenerazione di spazi a Costigliole Saluzzo, grazie ai finanziamenti PNRR della linea B del Bando Borghi. Cuore del progetto è il recupero del Palazzo Sarriod de la Tour per la realizzazione di nuove attività: un piccolo Teatro dei Bambini, una foresteria, uno spazio laboratori, residenze d’artista e installazioni permanenti nel grande giardino della struttura. Sono queste alcune delle attività che riempiranno gli ampi spazi dell’edificio, che già dall’estate 2025 diventerà uno spazio disponibile per i Centri Estivi del territorio, esemplificando così la rete cooperativa che si andrà a creare.
A guidare la realizzazione di questo progetto è stata la volontà di rivolgersi a un target molto specifico e spesso dimenticato: non il turismo in generale né soltanto le scuole, ma le famiglie con bambini. Il modello d’ispirazione è stato infatti quello del Nord Europa, dove alcuni Paesi stanno ricreando veri e propri family place, dove tutto, dai servizi agli spazi, è fatto a misura di bambino. E così persino i bagni della struttura saranno a portata dei più piccoli, con una gestione degli spazi che accompagna e supporta i genitori e fa sentire davvero accolti. A vivacizzare ancora di più gli ambienti, uno scivolo tutto colorato che collega due piani della struttura, per raccontare la concretezza e la tangibilità di un ideale di cui davvero le nostre comunità hanno bisogno.
Persone
Alla luce di questi esempi imprenditoriali e culturali sul nostro territorio, appare evidente ancora una volta quanto la cooperazione nasca per rispondere alle esigenze delle persone e delle società, da quelle abitative a quelle culturali. Laddove possibile, ogni aspirazione individuale e comunitaria viene presa seriamente in carico da questa forma imprenditoriale, affinché nessuno, né l’anziano né la famiglia, venga mai lasciato indietro.
Si tratta di progettualità e visioni che riempiono gli spazi che talvolta le amministrazioni locali o sovralocali non riescono a colmare a causa di una complessità gestionale e burocratica spesso ostacolante. Ma le imprese cooperative agiscono per la comunità non solo per riempire vuoti, ma anche e soprattutto perché si sentono un tutt’uno con la comunità: nella cooperazione non c’è esterno né interno, ma una totalità fatta di molti volti, desideri e bisogni, a cui occorre dare voce e risposta.
Abitanti e turismo
Il Piemonte è una regione dove i flussi turistici sono aumentati in modo massiccio negli ultimi anni e in particolare in alcune zone. Questo movimento, seppur importante per l’economia e il lavoro che porta sul territorio, rischia talvolta di scalfire l’autenticità di luoghi incontaminati, soprattutto nelle aree interne. Alla lunga, questo può contribuire alla fatica delle persone a sentirsi connesse con quei luoghi, che possono arrivare a perdere il loro significato più profondo, quello di casa.
Per lavorare proprio su questo aspetto, la cooperativa sociale Progetto Emmaus ha avviato nel 2023 un percorso di progettazione per il recupero di Villa Moffa, un edificio imponente abbandonato da tempo sulle colline di Bra. L’idea è quella di restituire l’immobile alla cittadinanza anche grazie all’attivazione di numerose partnership, trasformando la casa in uno spazio che parli di sostenibilità sotto diversi aspetti, ma anche di inclusione e partecipazione. Il primo passo in questa direzione è il potenziamento delle capacità di accoglienza per la promozione di un turismo lento e accessibile a tutti: in una zona sempre più colpita dall’iperturismo e dal fenomeno della gentrification, si immagina così una riscoperta del luogo a 360 gradi, con una chiave non più solo enogastronomica, ma anche e prima di tutto naturale e culturale. Un secondo ambito di lavoro in questo senso è rendere l’immobile uno spazio aperto per le associazioni locali, rendendolo una casa aperta e a portata di mano per le esigenze della comunità.
Il progetto coniuga questo importante obiettivo di rigenerazione territoriale con quello dell’inserimento lavorativo: all’interno delle cucine e per le attività di manutenzione del verde saranno infatti incluse persone a rischio di emarginazione sociale, offrendo così opportunità lavorative e di riscatto.
Luoghi da abitare
Il lavoro delle cooperative per la valorizzazione dei luoghi si concentra anche sul recupero di borghi, quartieri periferici e nuclei abitativi in aree interne, dove trent’anni fa iniziarono le prime esperienze embrionali di quelle che oggi sono le cooperative di comunità. Sebbene non vi sia ancora un quadro legislativo specifico a livello nazionale, il Piemonte, come altre Regioni italiane, ha emanato nel 2021 una normativa volta a disciplinare le cooperative di comunità, definendole un modello di innovazione sociale.
Queste imprese rappresentano infatti un vero e proprio presidio a sostegno delle persone che desiderano tornare o spostarsi in territori rurali o montani, dando un significato profondo al concetto di “abitare” e di “comunità”. La loro è un’azione concreta e preziosa per dare un futuro sia ai territori a rischio di degrado sia a persone e famiglie che immaginano una vita alternativa a quella tradizionale, lontana dalle città e dalle interferenze della modernità. Dare voce a questi desideri e sostenerli è un compito di cui la cooperazione si fa carico da tempo, confermando la sua attenzione profonda per la persona e la sua rete relazionale.
Tra le prime realtà in Piemonte ad aver fatto suoi questi valori vi è la cooperativa di comunità Viso A Viso, nata a Ostana nel 2020, durante la pandemia, proprio per dare una risposta ai bisogni delle persone del posto. In questi anni il suo obiettivo è stato duplice: da un lato, restituire il piccolissimo borgo di Ostana ai suoi abitanti - oggi 88 - offrendo servizi alle famiglie e ai giovani per rendere davvero possibile la loro vita lì; dall’altro, rendere accessibile la montagna, sviluppando percorsi di accompagnamento per un turismo lento e inclusivo. Così Viso A Viso gestisce oggi la Scuola di “O”, la Scuola Estiva di “O” e la Scuola di Musica, offrendo un’esperienza educativa che integra natura, cultura e percorsi formativi. La scuola, operativa da settembre a giugno, accoglie bambini e genitori per un inserimento graduale. La cooperativa gestisce anche la Piccola BAO, una biblioteca per l’infanzia, e la Bottega, un negozio di prossimità che fornisce beni alimentari e servizi aggiuntivi per residenti e turisti. Ha inoltre avviato la Portineria Valle Po, un progetto sperimentale in collaborazione con la Rete Italiana di Cultura Popolare e il Politecnico di Milano, per migliorare l’abitabilità dei territori alpini in una dimensione contemporanea ed europea.
Rinascita culturale
Restituire i luoghi alle comunità e agli abitanti significa anche promuovere una rinascita in chiave culturale, costruendo luoghi di scambio, arricchimento e relazione. È la volontà della cooperativa sociale La Fabbrica dei Suoni, che dal 2007 realizza percorsi e attività per bambini, ragazzi e famiglie interamente dedicati al suono e alla musica.
Con uno sguardo fresco rivolto al futuro, la cooperativa, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale e con altre realtà locali, sta portando avanti un progetto di rigenerazione di spazi a Costigliole Saluzzo, grazie ai finanziamenti PNRR della linea B del Bando Borghi. Cuore del progetto è il recupero del Palazzo Sarriod de la Tour per la realizzazione di nuove attività: un piccolo Teatro dei Bambini, una foresteria, uno spazio laboratori, residenze d’artista e installazioni permanenti nel grande giardino della struttura. Sono queste alcune delle attività che riempiranno gli ampi spazi dell’edificio, che già dall’estate 2025 diventerà uno spazio disponibile per i Centri Estivi del territorio, esemplificando così la rete cooperativa che si andrà a creare.
A guidare la realizzazione di questo progetto è stata la volontà di rivolgersi a un target molto specifico e spesso dimenticato: non il turismo in generale né soltanto le scuole, ma le famiglie con bambini. Il modello d’ispirazione è stato infatti quello del Nord Europa, dove alcuni Paesi stanno ricreando veri e propri family place, dove tutto, dai servizi agli spazi, è fatto a misura di bambino. E così persino i bagni della struttura saranno a portata dei più piccoli, con una gestione degli spazi che accompagna e supporta i genitori e fa sentire davvero accolti. A vivacizzare ancora di più gli ambienti, uno scivolo tutto colorato che collega due piani della struttura, per raccontare la concretezza e la tangibilità di un ideale di cui davvero le nostre comunità hanno bisogno.
Persone
Alla luce di questi esempi imprenditoriali e culturali sul nostro territorio, appare evidente ancora una volta quanto la cooperazione nasca per rispondere alle esigenze delle persone e delle società, da quelle abitative a quelle culturali. Laddove possibile, ogni aspirazione individuale e comunitaria viene presa seriamente in carico da questa forma imprenditoriale, affinché nessuno, né l’anziano né la famiglia, venga mai lasciato indietro.
Si tratta di progettualità e visioni che riempiono gli spazi che talvolta le amministrazioni locali o sovralocali non riescono a colmare a causa di una complessità gestionale e burocratica spesso ostacolante. Ma le imprese cooperative agiscono per la comunità non solo per riempire vuoti, ma anche e soprattutto perché si sentono un tutt’uno con la comunità: nella cooperazione non c’è esterno né interno, ma una totalità fatta di molti volti, desideri e bisogni, a cui occorre dare voce e risposta.
Abitanti e turismo
Il Piemonte è una regione dove i flussi turistici sono aumentati in modo massiccio negli ultimi anni e in particolare in alcune zone. Questo movimento, seppur importante per l’economia e il lavoro che porta sul territorio, rischia talvolta di scalfire l’autenticità di luoghi incontaminati, soprattutto nelle aree interne. Alla lunga, questo può contribuire alla fatica delle persone a sentirsi connesse con quei luoghi, che possono arrivare a perdere il loro significato più profondo, quello di casa.
Per lavorare proprio su questo aspetto, la cooperativa sociale Progetto Emmaus ha avviato nel 2023 un percorso di progettazione per il recupero di Villa Moffa, un edificio imponente abbandonato da tempo sulle colline di Bra. L’idea è quella di restituire l’immobile alla cittadinanza anche grazie all’attivazione di numerose partnership, trasformando la casa in uno spazio che parli di sostenibilità sotto diversi aspetti, ma anche di inclusione e partecipazione. Il primo passo in questa direzione è il potenziamento delle capacità di accoglienza per la promozione di un turismo lento e accessibile a tutti: in una zona sempre più colpita dall’iperturismo e dal fenomeno della gentrification, si immagina così una riscoperta del luogo a 360 gradi, con una chiave non più solo enogastronomica, ma anche e prima di tutto naturale e culturale. Un secondo ambito di lavoro in questo senso è rendere l’immobile uno spazio aperto per le associazioni locali, rendendolo una casa aperta e a portata di mano per le esigenze della comunità.
Il progetto coniuga questo importante obiettivo di rigenerazione territoriale con quello dell’inserimento lavorativo: all’interno delle cucine e per le attività di manutenzione del verde saranno infatti incluse persone a rischio di emarginazione sociale, offrendo così opportunità lavorative e di riscatto.
Luoghi da abitare
Il lavoro delle cooperative per la valorizzazione dei luoghi si concentra anche sul recupero di borghi, quartieri periferici e nuclei abitativi in aree interne, dove trent’anni fa iniziarono le prime esperienze embrionali di quelle che oggi sono le cooperative di comunità. Sebbene non vi sia ancora un quadro legislativo specifico a livello nazionale, il Piemonte, come altre Regioni italiane, ha emanato nel 2021 una normativa volta a disciplinare le cooperative di comunità, definendole un modello di innovazione sociale.
Queste imprese rappresentano infatti un vero e proprio presidio a sostegno delle persone che desiderano tornare o spostarsi in territori rurali o montani, dando un significato profondo al concetto di “abitare” e di “comunità”. La loro è un’azione concreta e preziosa per dare un futuro sia ai territori a rischio di degrado sia a persone e famiglie che immaginano una vita alternativa a quella tradizionale, lontana dalle città e dalle interferenze della modernità. Dare voce a questi desideri e sostenerli è un compito di cui la cooperazione si fa carico da tempo, confermando la sua attenzione profonda per la persona e la sua rete relazionale.
Tra le prime realtà in Piemonte ad aver fatto suoi questi valori vi è la cooperativa di comunità Viso A Viso, nata a Ostana nel 2020, durante la pandemia, proprio per dare una risposta ai bisogni delle persone del posto. In questi anni il suo obiettivo è stato duplice: da un lato, restituire il piccolissimo borgo di Ostana ai suoi abitanti - oggi 88 - offrendo servizi alle famiglie e ai giovani per rendere davvero possibile la loro vita lì; dall’altro, rendere accessibile la montagna, sviluppando percorsi di accompagnamento per un turismo lento e inclusivo. Così Viso A Viso gestisce oggi la Scuola di “O”, la Scuola Estiva di “O” e la Scuola di Musica, offrendo un’esperienza educativa che integra natura, cultura e percorsi formativi. La scuola, operativa da settembre a giugno, accoglie bambini e genitori per un inserimento graduale. La cooperativa gestisce anche la Piccola BAO, una biblioteca per l’infanzia, e la Bottega, un negozio di prossimità che fornisce beni alimentari e servizi aggiuntivi per residenti e turisti. Ha inoltre avviato la Portineria Valle Po, un progetto sperimentale in collaborazione con la Rete Italiana di Cultura Popolare e il Politecnico di Milano, per migliorare l’abitabilità dei territori alpini in una dimensione contemporanea ed europea.
Rinascita culturale
Restituire i luoghi alle comunità e agli abitanti significa anche promuovere una rinascita in chiave culturale, costruendo luoghi di scambio, arricchimento e relazione. È la volontà della cooperativa sociale La Fabbrica dei Suoni, che dal 2007 realizza percorsi e attività per bambini, ragazzi e famiglie interamente dedicati al suono e alla musica.
Con uno sguardo fresco rivolto al futuro, la cooperativa, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale e con altre realtà locali, sta portando avanti un progetto di rigenerazione di spazi a Costigliole Saluzzo, grazie ai finanziamenti PNRR della linea B del Bando Borghi. Cuore del progetto è il recupero del Palazzo Sarriod de la Tour per la realizzazione di nuove attività: un piccolo Teatro dei Bambini, una foresteria, uno spazio laboratori, residenze d’artista e installazioni permanenti nel grande giardino della struttura. Sono queste alcune delle attività che riempiranno gli ampi spazi dell’edificio, che già dall’estate 2025 diventerà uno spazio disponibile per i Centri Estivi del territorio, esemplificando così la rete cooperativa che si andrà a creare.
A guidare la realizzazione di questo progetto è stata la volontà di rivolgersi a un target molto specifico e spesso dimenticato: non il turismo in generale né soltanto le scuole, ma le famiglie con bambini. Il modello d’ispirazione è stato infatti quello del Nord Europa, dove alcuni Paesi stanno ricreando veri e propri family place, dove tutto, dai servizi agli spazi, è fatto a misura di bambino. E così persino i bagni della struttura saranno a portata dei più piccoli, con una gestione degli spazi che accompagna e supporta i genitori e fa sentire davvero accolti. A vivacizzare ancora di più gli ambienti, uno scivolo tutto colorato che collega due piani della struttura, per raccontare la concretezza e la tangibilità di un ideale di cui davvero le nostre comunità hanno bisogno.
Persone
Alla luce di questi esempi imprenditoriali e culturali sul nostro territorio, appare evidente ancora una volta quanto la cooperazione nasca per rispondere alle esigenze delle persone e delle società, da quelle abitative a quelle culturali. Laddove possibile, ogni aspirazione individuale e comunitaria viene presa seriamente in carico da questa forma imprenditoriale, affinché nessuno, né l’anziano né la famiglia, venga mai lasciato indietro.
Si tratta di progettualità e visioni che riempiono gli spazi che talvolta le amministrazioni locali o sovralocali non riescono a colmare a causa di una complessità gestionale e burocratica spesso ostacolante. Ma le imprese cooperative agiscono per la comunità non solo per riempire vuoti, ma anche e soprattutto perché si sentono un tutt’uno con la comunità: nella cooperazione non c’è esterno né interno, ma una totalità fatta di molti volti, desideri e bisogni, a cui occorre dare voce e risposta.