Le banche di credito cooperativo raccontano un’altra idea di finanza. Non quella distante e impersonale, ma una finanza che si costruisce sul territorio, si riconosce nei bisogni delle comunità locali e restituisce valore là dove lo raccoglie. Sono banche nate in piccoli paesi, con nomi che spesso coincidono con quelli dei luoghi, come dimostrano le 9 banche aderenti alla Federazione Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria: Banca d’Alba, Banca Alpi Marittime, Bene Banca, Banca di Boves, Banca di Caraglio, Banca di Cherasco, BCC di Pianfei e Rocca de’ Baldi, Banca Territori del Monviso e BCC Valdostana.
E questa somiglianza non è solo linguistica, ma sostanziale. Perché queste banche non sono semplicemente “sul” territorio. Sono del territorio.
Quando la banca è l’unico presidio
Nel tempo, le BCC hanno mantenuto una presenza capillare anche nei luoghi considerati economicamente marginali, dove altre realtà bancarie hanno scelto di chiudere sportelli o non aprirli mai. In Piemonte, come in tante altre regioni italiane, ci sono ancora Comuni in cui l’unica banca presente è una cooperativa. Ed è lì che si trovano i risparmi delle famiglie, i conti correnti dei piccoli artigiani, i mutui degli agricoltori e delle giovani coppie. Non per strategia commerciale, ma per vocazione mutualistica, come quella che porta le BCC aderenti alla Federazione Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta a essere presente nei territori con 238 sportelli in 156 comuni, in 36 dei quali operano come unica presenza bancaria.
Una storia radicata nella comunità
Nate sul modello delle Associazioni di prestito fondate in Germania da Friedrich Wilhelm Raiffeisen nella prima metà del XIX secolo, le prime forme di cooperazione di credito si svilupparono in Italia tra la fine del 1800 e i primi anni del Novecento. Nel 1883, a Loreggia (Veneto), Leone Wollemborg fondò la prima Cassa Rurale italiana, prendendo esempio da Raiffeisen e coinvolgendo inizialmente 32 soci per contrastare il credito usuraio offrendo un’alternativa. Il modello si diffuse rapidamente, con lo scopo di sostenere allevatori, agricoltori e artigiani esclusi dal circuito bancario classico.
Quel modello, nato dal basso e cresciuto con le persone, si è trasformato ma non ha mai perso il legame con la sua radice. Oggi ogni BCC ha l’obbligo di aderire a uno dei due gruppi bancari cooperativi (Iccrea e Cassa Centrale), pur mantenendo i caratteri distintivi di banche locali e mutualistiche amministrate sul territorio. Nel gruppo bancario cooperativo, infatti, le singole BCC mantengono la rispettiva individualità delegando al gruppo la direzione e coordinamento, ma non certo il controllo, come avviene invece in un gruppo bancario classico.
E proprio come in ogni cooperativa, il voto vale per tutti allo stesso modo: una testa, un voto. È questa la democrazia economica che tiene insieme partecipazione, responsabilità e prossimità.
Presidio economico e sociale
Dove le grandi banche ragionano spesso in termini di rendimento, le BCC operano anche in termini di impatto, non ritirandosi dai territori fragili ma, al contrario, presidiandoli. Offrono servizi là dove non è scontato trovarli: sportelli aperti nei piccoli comuni, consulenza alle imprese familiari, microcredito, educazione finanziaria.
Questo radicamento al territorio favorisce una logica di reciprocità: quello che arriva dai territori, lì ritorna. Che si tratti di accompagnamento delle piccole imprese o supporto ai cittadini, ogni iniziativa diventa una forma di restituzione, con l’idea che il denaro raccolto in un’area venga rimesso in circolo in forma di opportunità.
La spinta dei giovani
Il presente delle BCC non si misura solo nella continuità. Si gioca anche nella capacità di coinvolgere le nuove generazioni. È questo il senso del lavoro portato avanti dai giovani soci e socie delle BCC, una rete attiva e diffusa sul territorio. Proprio a Torino si è svolto recentemente l’incontro nazionale del Comitato di Coordinamento dei Giovani Soci: un momento di confronto in cui sono emersi con chiarezza il desiderio di partecipare, la voglia di innovare, l’ambizione di costruire banche ancora più vicine al proprio tempo.
Una banca che accompagna
Anche per questo la cooperazione bancaria continua a essere un presidio di valore. Perché non si limita a offrire servizi. Costruisce relazioni, mantiene vivi i legami di comunità, moltiplica le opportunità nei luoghi dove le distanze sembrano insormontabili. La banca diventa allora qualcosa di più: un soggetto che accompagna, che resta, che si prende cura.
In un mondo che spesso considera le periferie economiche come luoghi sacrificabili, le BCC testimoniano che ogni territorio ha dignità. E che anche il credito può essere uno strumento di giustizia sociale, quando nasce dalla cooperazione.
Il Presidente Elia Dogliani, nel corso della recente Assemblea annuale della Federazione tenutasi del 27 maggio scorso, ha ringraziato profondamente i Colleghi Presidenti e Direttori delle BCC associate per avere valorizzato e portato avanti, insieme, un modello di credito che si fonda sui valori della democrazia finanziaria, del “non lasciare indietro” nessuno, della filosofia del “ritorno” ai territori, secondo un DNA valoriale comune che si contrappone alle mere logiche di business.