“L’Europa non può permettersi di rinunciare ad una politica agricola comunitaria. La proposta della Commissione rischia invece di smantellare il principale pilastro della casa comune dell’Unione. L’inserimento delle risorse agricole in un fondo unico segna infatti la fine di una politica agricola comune e prevede anche una riduzione delle risorse dedicate. Questo perché si introduce la prospettiva per cui ogni Stato membro utilizzi un proprio plafond predisponendo piani di sostegno all’agricoltura nazionali, pur se soggetti ad una approvazione comunitaria, con l’inevitabile conseguenza di distorsioni competitive interne tra Stati membri all’interno dell’Unione Europea”. Lo ha detto il presidente di Fedagripesca Confcooperative Raffaele Drei intervenendo al convegno “Quale futuro per la Politica Agricola Comune?” organizzato da Akadémeia – Scuola di politiche europee per il governo dei territori e Federcasse con la collaborazione di Confcooperative.
“Ci saremmo inoltre aspettati come cooperazione – ha proseguito Drei - una Pac orientata all’innovazione, al sostegno agli investimenti e alla competitività dell’agricoltura europea, attraverso misure di sostegno e incentivi a percorsi di aggregazione. In questo contesto storico di competitività esasperata per effetto delle politiche e dei nuovi scenari che stanno maturando, l’aggregazione resta a nostro avviso uno strumento indispensabile alle imprese agricole per continuare a stare sul mercato e a portare il made in Italy nel mondo. Purtroppo, di tutto questo nella proposta von der Leyen non c’è traccia. Così come non c’è alcuna garanzia di risorse destinate agli interventi settoriali, da sempre strategici per comparti come vino, olio, ortofrutta e apicoltura, nei quali le esperienze di aggregazione hanno portato a risultati rilevanti. L’attivazione di tali misure specifiche per i settori appare ad oggi legata alla volontà dei singoli Stati Membri”.
In ultimo, conclude Drei, “leggiamo un sostanziale disimpegno da parte della politica comunitaria sul tema della gestione del rischio attraverso la rivisitazione del fondo rischi, anche questo è un elemento inaccettabile”.
Roberto Morello, presidente di Confcooperative Fedagripesca Piemonte, ha aggiunto: “Per un territorio come il Piemonte, che ha costruito la propria forza sulla qualità delle produzioni e sulla capacità delle cooperative di fare rete, la mancanza di una visione comunitaria chiara rischia di colpire direttamente i nostri comparti più dinamici. Vino, frutta e latte sono settori in cui la cooperazione ha garantito continuità, innovazione e competitività, ma senza strumenti comuni e risorse dedicate sarà difficile sostenere i percorsi di crescita. Lo stesso discorso vale anche per comparti fondamentali come cerealicoltura, apicoltura, risicoltura e zootecnia da carne. È indispensabile che la Pac torni ad essere un quadro di riferimento unitario, capace di accompagnare le imprese agricole piemontesi in un contesto sempre più complesso e competitivo, evitando che le regole del gioco cambino da Paese a Paese.”