Il biologico torna a crescere. Dopo un periodo di rallentamento dovuto alle incertezze dei mercati e al peso dell’inflazione, i primi quattro mesi del 2025 mostrano segnali di ripresa: +4,4% nelle vendite a valore e +2,6% a volume. Dati che riflettono un interesse globale crescente per il Made in Italy biologico, confermato anche da una ricerca Nomisma realizzata per Ice Agenzia nell’ambito del progetto ITA.BIO.
Durante il convegno CooperaBio – L’agricoltura biologica si rafforza con la cooperazione, tenutosi presso la Cooperativa agricola Gino Girolomoni di Isola del Piano (PU), esperti e rappresentanti istituzionali hanno ribadito la necessità di consolidare le basi del comparto, puntando su innovazione e forme aggregative. Tra i presenti anche Mirco Carloni, presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, e Raffaele Drei, presidente di Confcooperative Fedagripesca, che hanno entrambi sottolineato il ruolo strategico dei modelli cooperativi e dei distretti del biologico per rafforzare la competitività delle imprese agricole italiane.
L’agricoltura biologica, è stato evidenziato, non può limitarsi a contare sulla sola estensione delle superfici coltivate, ma deve investire in ricerca, formazione e comunicazione, per distinguersi da altre certificazioni e rispondere in modo efficace alla domanda dei consumatori. Fondamentale, in questo senso, è il ruolo della cooperazione, che rappresenta uno strumento decisivo per rendere il settore più competitivo. Aggregare produttori significa poter offrire assistenza tecnica specializzata, ottimizzare la produzione e garantire quantitativi adeguati per l’esportazione. È un modello che sostiene anche la vitalità economica e sociale delle aree interne, spesso protagoniste del biologico italiano.
«Anche in Piemonte il biologico può crescere solo se sostenuto da un sistema cooperativo solido e innovativo – sottolinea Roberto Morello, presidente di Confcooperative Fedagripesca Piemonte –. Le cooperative del territorio svolgono un ruolo fondamentale nel garantire qualità, tracciabilità e sostenibilità, ma soprattutto nel creare sinergie tra aziende che da sole non potrebbero competere sui mercati nazionali e internazionali. È questa rete di collaborazione che consente di valorizzare le produzioni locali e rafforzare l’economia piemontese».
Una tendenza, quella descritta, che trova riscontro anche nei numeri del comparto regionale. Il Piemonte sta infatti consolidando negli ultimi anni un percorso di crescita costante nel biologico, sia in termini di aziende che di superfici coltivate. Secondo i dati dell’Anagrafe Agricola del Piemonte, le imprese agricole con indirizzo certificato bio sono passate da 2.798 nel 2020 a 3.524 nel 2023, con un incremento di oltre il 15%. Negli ultimi cinque anni la crescita complessiva ha raggiunto il 19,6%, arrivando a rappresentare il 7,5% delle aziende totali, con una Superficie Agricola Utilizzata (SAU) di circa 82.000 ettari. L’incidenza del biologico è particolarmente elevata tra le aziende guidate da giovani.
Anche le superfici dedicate al biologico hanno registrato un aumento significativo, passando dai 48.105 ettari del 2018 ai 56.721 ettari del 2023 (+17,9%), pari al 6,2% della SAU piemontese. Secondo i dati del Sinab – Bio in Cifre 2024, il Piemonte si colloca oggi al tredicesimo posto in Italia per estensione biologica, con 57.576 ettari coltivati. Le principali produzioni riguardano la frutta, la frutta a guscio e gli ortaggi.
Numeri che confermano il potenziale del biologico piemontese, ma che rendono evidente la necessità di una strategia condivisa tra imprese, istituzioni e mondo cooperativo. Come ricordato da Raffaele Drei, il settore biologico e quello convenzionale non devono essere considerati in contrapposizione, ma come due modelli integrabili, capaci di offrire un’offerta diversificata e di qualità ai consumatori.
L’agricoltura italiana — e quella piemontese in particolare — si conferma tra le più attente al rispetto dell’ambiente e della salute, e il biologico ne rappresenta una componente strategica. Per affrontare le sfide globali e consolidare la crescita del settore servono però politiche di lungo periodo e una visione condivisa. Solo così sarà possibile garantire al Made in Italy biologico — e al Piemonte in particolare — un ruolo di primo piano nei mercati globali.