La salute mentale emerge oggi come una questione cruciale per il benessere delle nostre comunità e per la tenuta della coesione sociale. La sofferenza è palpabile: la si osserva nella quotidianità, si riflette nelle vicende di cronaca e tocca in modo particolare le nuovissime generazioni.
A fronte di un disagio così diffuso, si registra una preoccupante assenza di risposte pubbliche efficaci. La mancanza di servizi di prossimità e di un'infrastruttura di supporto adeguata lascia le persone abbandonate a sé stesse, costrette a cercare risposte individualmente.
“È in questo scenario di emergenza - afferma il Presidente Nazionale di Confcooperative Federsolidarietà, Stefano Granata - che la cooperazione sociale può e deve riaffermare la sua vocazione originaria. La sua forza risiede nell'essere "dentro la comunità", in una capacità unica di ascolto e di accompagnamento delle persone nella costruzione di risposte”.
Non è un caso che la cooperazione sociale sia nata proprio sul tema della salute mentale negli anni Settanta. La prima grande risposta all'apertura dei manicomi fu il lavoro come strumento di inclusione e dignità, dando vita alle prime cooperative sociali.
“Oggi - prosegue - siamo di fronte a una nuova stagione che richiede strumenti aggiornati, ma che necessita ancora di quella prossimità che la cooperazione sociale può garantire. È la domanda più forte che proviene dai cittadini e su cui è necessario investire".
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