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Cooperativa La Bottega: Michele, un esempio di integrazione lavorativa a tempo indeterminato

Cooperativa La Bottega: Michele, un esempio di integrazione lavorativa a tempo indeterminato

L'intervista al papà Davide e al Vicepresidente Giuseppe Matichecchia 

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Tags: Federsolidarietà,   La Bottega Onlus,   integrazione lavorativa

“Cooperiamo per l’integrazione lavorativa di persone con svantaggio intellettivo”: questo lo slogan alla base della Cooperativa Sociale La Bottega di Grugliasco (TO), nata nel 1999 come cooperativa sociale di tipo B, oggi anche cooperativa sociale di tipo A. Da quasi vent’anni al servizio della persona, la mission della Cooperativa è quella di accompagnare giovani disabili in uscita dai percorsi scolastici verso concrete possibilità occupazionali, tramite la collaborazione con svariati partner sul territorio. L’esperienza lavorativa risulta così fine e mezzo, fondamentale strumento di crescita della persona, nonché spinta all’autonomia, all’emancipazione sociale, per evitare situazioni di isolamento ed abbandono. Tanti i ragazzi e le ragazze diversamente abili che grazie all’attività de La Bottega hanno trovato concrete possibilità di crescita, proprio come Michele, da poco assunto a tempo indeterminato in Cooperativa per servizi di pulizie negli uffici. Abbiamo parlato insieme al Vicepresidente Giuseppe Matichecchia, a Michele e al papà Davide: è emersa una storia di successo fatta di sfide, momenti difficili, grandi e piccole vittorie: una storia, però, come tante altre, quanti sono i casi in cui La Bottega dona ai suoi ragazzi opportunità di lavoro e crescita.

“A Michele piace lavorare, è sempre ben disposto, e lavora spesso in contesti dove i clienti sono molto esigenti, ma sono tutti soddisfatti del suo lavoro” afferma Giuseppe Matichecchia, Vicepresidente della cooperativa “Ciò che abbiamo fatto con Michele cerchiamo di realizzarlo ovunque le persone e l’ambiente ce lo consentano: quello di Michele è un obiettivo raggiunto, ma è un obiettivo che ci prefissiamo per tutti i ragazzi che seguiamo. Molti di loro hanno contratti a tempo determinato, per situazioni condivise con gli assistenti sociali che determinano particolari necessità o esigenze. E’ costante la collaborazione con i servizi sociali, gli educatori e la famiglia, gli inserimenti lavorativi devono essere tarati sulle varie esigenze che emergono”.

“Michele si è diplomato nel 2003 all’Istituto d’arte Passoni di Torino, dove ha incontrato ottimi professori che tutt’oggi frequenta. Ha iniziato poi subito a lavorare in diverse realtà, dove negli anni ha toccato con mano lavori di vario tipo, dalla gestione del verde sino alla pulizia degli uffici, prima tramite tirocini poi all’interno di appalti gestiti dalla cooperativa”
 spiega il papà di Michele, Davide Lovisolo“Da un anno e mezzo circa si occupa di pulizie negli uffici ACLI, ma prima si è cimentato in lavori anche non semplici, come il progetto all’interno del carcere minorile, preceduto da periodi lavorativi presso l’ENAIP ed il Centro Stampa di Torino. A varie tappe, dopo un alternarsi di lavoro volontario e contratti di diverso tipo, Michele è da ottobre assunto con un contratto a tempo indeterminato di 12 ore settimanali: lavora prevalentemente dopo la chiusura degli uffici, dalle 17 alle 20. Molte famiglie con figli soggetti a sindrome di Down mostrano forti remore rispetto al lavoro, preferendo tenere i loro figli lontani dal mondo lavorativo. Noi invece, a 18 anni, abbiamo scelto di rifiutare l’accompagnamento, e di stimolare Michele verso il lavoro. E’ sicuramente difficile rifiutare le sicurezze e le garanzie dell’accompagnamento, ma la nostra scelta ha dimostrato nel tempo i suoi vantaggi.”

Gli aspetti migliori del lavoro? Ce li racconta Michele: 
“Mi piace lavorare in pantaloncini corti, anche in inverno! Sono molto soddisfatto dei miei compagni di lavoro”.

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