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Donne e cooperazione: Chiara Vaccari

Donne e cooperazione: Chiara Vaccari

L'intervista a Chiara Vaccari, Vicepresidente della cooperativa Aesse Servizi e consigliera di Confcooperative Piemonte e di Confcooperative Piemonte Sud.

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Tags: donne,   Cooperazione

La parità di genere è un obiettivo sociale che richiede un impegno condiviso e collettivo, in una comunione d’intenti: si tratta infatti di una questione di giustizia ed equilibrio sociali, che dovrebbe interessare la comunità nel suo complesso.

Il percorso verso le pari opportunità è un cammino da compiere insieme, in collaborazione e con l’arricchimento della prospettiva dell’altro.

Continua così il percorso di approfondimento del valore che le donne possono apportare al mondo delle imprese cooperative, attraverso la voce di Chiara Vaccari, Vicepresidente della cooperativa Aesse Servizi, dove si occupa di consulenza aziendale, e consigliera di Confcooperative Piemonte e di Confcooperative Piemonte Sud.


Qual è, secondo te, il ruolo delle donne nel mondo della cooperazione e quale valore aggiunto portano?

Io credo che il valore apportato dalle donne stia proprio nelle caratteristiche del femminile e nelle capacità più innate delle donne: mi riferisco alla tendenza all’intuizione, all’inclusione e alla visione a largo spettro.

Anche se questa è una generalizzazione che, come tale, presenta dei limiti e delle eccezioni, è vero che le donne assumono un comportamento diverso dagli uomini, portando un punto di vista complementare che, proprio per la sua specificità, non può che essere arricchente.


Come sei entrata nel mondo della cooperazione e cosa può dare di più la cooperazione rispetto alla classica impresa secondo te?

Sin dagli studi universitari ho sempre nutrito interesse per il diritto societario, e, oltre a questo, una curiosità spiccata per la forma imprenditoriale cooperativa, genere terzo e alternativo all’impresa tradizionale. Così sono approdata in Confcooperative prima e in Aesse Servizi dopo, dove ho toccato con mano l’aspetto gestionale e il significato concreto dell’essere cooperatrice.

Dopo i molti anni trascorsi nel mondo cooperativo sono convinta che i valori di mutualità e solidarietà, sia interna sia esterna, non possano che creare benessere e valore aggiunto sul territorio.


Cosa desideri o cosa vedi nel futuro della cooperazione per le donne?

Siamo spesso abituati a pensare in termini di quote rosa, uno strumento che ha certamente favorito l’ingresso delle donne nel mondo lavorativo e nelle posizioni apicali. Tuttavia il futuro ci chiede di andare oltre: per questo invito le mie colleghe cooperatrici ad avere un’azione propulsiva per entrare nei ruoli di governance, consapevoli che una cultura più inclusiva deve essere costruita e mantenuta dall’interno, non solo e non tanto dall’esterno.

C’è stato negli ultimi tempi un timido cambiamento culturale, probabilmente anche dopo la pandemia, che ha portato alla luce richieste e necessità che poco prima parevano infondate: mi riferisco alla flessibilità o allo smartworking, misure ormai molto diffuse che permettono una conciliazione più agevole tra casa e lavoro.

Per il futuro, immagino che solo lavorando a una visione comune, venendosi incontro, si possa arrivare a una parità reale: gli uomini devono farsi carico di questo problema e impegnarsi affinché la professionalità femminile venga valutata e accolta proprio come quella maschile. Le donne, da parte loro, sono chiamate a lavorare perché finalmente le cose cambino: dobbiamo crederci di più, noi per prime.


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