1522 è il numero antiviolenza attivo 24 ore su 24 a cui qualsiasi donna vittima di violenza (anche potenziale) può fare affidamento. Un numero che, da gennaio a giugno 2024, in tutto il Piemonte ha ricevuto 1.598 chiamate, rispetto alle 918 del medesimo periodo del 2023. Un dato in forte aumento, che registra innanzitutto la paura con cui molte donne, soprattutto a casa, si ritrovano a vivere.
La rete cooperativa è da sempre al servizio del contrasto alla violenza di genere in tante e diverse forme: l’App di Confcooperative, infatti, vuole essere strumento per rendere visibili le strutture operative e metterle in connessione.
Tra queste c’è Fiordaliso, cooperativa sociale nata a Cuneo nel 2013 che oggi gestisce otto strutture di accoglienza in tutto il Piemonte. Gli obiettivi della cooperativa, così come le professionalità che vi lavorano, sono molteplici e complementari: accoglienza in emergenza di donne e minori, presa in carico degli uomini che hanno commesso violenza, lunghi percorsi verso l’indipendenza abitativa, lavorativa, sociale ed economica delle donne, azioni di informazione e sensibilizzazione nelle scuole, nelle aziende, nelle comunità. I percorsi per l’autonomia delle donne sono faticosi e complessi, perché prevedono un lavoro di decostruzione ed elaborazione dei traumi vissuti e, successivamente, di costruzione dell’identità e di una nuova realtà.
Ma a rappresentare un elemento di centrale importanza è la prevenzione della recidiva. Perché l’uomo violento ha assunto quel modello comportamentale? Perché c’è una fatica, anche culturale, a riconoscere pienamente il proprio comportamento violento e ad assumersene la responsabilità? Queste sono le domande che arrivano al cuore della questione e che permettono di andare alla prima causa del sintomo più vivido di una patologia socio-culturale.
Modelli di genere
La prevenzione, si sa, può sortire ottimi risultati quando si rivolge soprattutto agli adulti di domani: i percorsi di educazione e di riflessione che Fiordaliso propone e conduce nelle scuole sono dedicati infatti sia alle femmine sia ai maschi, in modo da lavorare su una consapevolezza che deve riguardare tutte le persone.
Spesso si sottolinea come le donne debbano assumere coscienza della discriminazione insita in comportamenti spesso ritenuti ovvi o normali. Eppure è altrettanto urgente che bambini, ragazzi e uomini siano consci del fatto che il concetto di virilità come dinamica di potere di genere sia qualcosa di irrealistico e dannoso. Esistono modelli alternativi alla mascolinità prevaricante? O forse non dovrebbe esistere alcun modello di mascolinità o femminilità, ma soltanto il pieno rispetto dei diritti umani?
Diritti delle donne, diritti degli uomini
Si tratta, insomma, di entrare in un dialogo che sia aperto alla decostruzione di un modello culturale che è storicamente prevaricante nei confronti delle donne. Analizzare le tematiche di genere come se in ballo fossero soltanto i diritti femminili è sintomo di una cultura ancora impari: il congedo di paternità non ha la funzione di sgravare le madri, ma quella di rispondere al diritto dei padri di svolgere il compito che hanno scelto per sé.
È questo il cambio di paradigma culturale che occorre perseguire se si desidera dipingere una prospettiva diversa e un futuro fatto di parità, equilibrio e, soprattutto, maggiore benessere, per le donne, quanto per gli uomini. Perché se è vero che sono molti gli uomini che ancora discriminano, è altrettanto vero che molti sono gli uomini che non si riconoscono più in un modello culturale che invita a discriminare, nelle parole e nei fatti. Sensibilizzare a questo complesso fenomeno è quindi essenziale per costruire, insieme a tutta la comunità, una cultura nuova, rispettosa, giusta e realista.