“All’inizio è stato pensato come un servizio rivolto alle fasce deboli della popolazione, quella “zona grigia” che soprattutto in tempo di crisi non può permettersi di pagare una visita medica privata ma nemmeno può attendere i tempi lunghi della sanità pubblica. Tuttavia negli anni il poliambulatorio Polis, creato nel 2011 dalla cooperativa sociale Gruppo Arco, ha allargato il giro di pazienti - sono oltre duemila quelli che ogni anno varcano l’ingresso di via Capriolo 18 - ed è diventato una sorta di terzo polo, alternativo al privato e complementare al pubblico, a prezzi calmierati. Qui una visita costa più o meno quanto il ticket in ospedale, o appena un po’ di più, ma si riesce a prenotare nel giro di pochi giorni, come in clinica. «Senza contare che i pazienti trovano ambulatori di specialità - come odontoiatria o psicogeriatria - che le Asl offrono con sempre maggiore difficoltà, contraendo le prestazioni per i pazienti o condizionandole a lunghe liste d’attesa», spiega Laura Villata, responsabile del poliambulatorio…”
Inizia così il pezzo che oggi La Repubblica dedica alla storia della cooperativa sociale Gruppo Arco di Torino, segnalata alla redazione sull’onda delle uscite di questi giorni, dedicate alla crisi del comparto odontoiatrico. Nell’articolo di Federica Cravero troverete anche i virgolettati del presidente della cooperativa Marco Trabaldo e del presidente di Confcooperative Piemonte Nord Gianni Gallo, che evidenzia il carattere innovativo del privato sociale e la sua capacità di intercettare e rispondere ai bisogni emergenti, entrambi elementi distintivi della cooperazione che opera per lo sviluppo delle comunità.