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Passione e irriverenza. Scritturapura racconta un’altra storia

Passione e irriverenza. Scritturapura racconta un’altra storia

La prima storia è di una casa editrice, cooperativa di Asti, che ha saputo unire un lavoro internazionale al proprio contesto locale

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Tags: Cultura turismo e Sport,   Asti,   Costruttori di bene comune,   Un'altra storia

La fortuna di chi pubblica storie è che poi ne ha tante da raccontare.

Da questo punto di vista siamo dei privilegiati. Mi ricordo di un editore inglese, credo con più di 80 anni, che abbiamo incontrato tempo fa. Noi giriamo molto le fiere all’estero, nei limiti delle nostre possibilità, per vedere come ci si muove: pubblicando narrativa straniera diventa una necessità. Questo editore inglese, con cui dovevamo discutere per la scelta di alcuni titoli, durante un incontro mi disse: “Sai, io ho sempre lavorato guadagnando il giusto, anzi certe volte meno del giusto. Ma la mia più grande soddisfazione, lavorando in editoria, è che ho conosciuto tante persone belle e intelligenti, quanto quelle che poi ho pubblicato. Questo dialogo continuo tra libri e non libri, può darsi che sia la mia vera ricompensa di tutta una vita di lavoro.

Aveva, come dire, tarato le sue esigenze e i suoi bisogni, considerando non solo l’aspetto economico. Questo ha fatto sì che gli si allargasse il cuore. Se sviluppi un altro metro di giudizio, forse, da un certo punto di vista, sarai più soddisfatto della tua vita, quando questa piano piano volgerà al termine.

Credo sia proprio questo a ispirarci!

La casa editrice Scritturapura è partita dalla passione dei collaboratori, dai gusti di ognuno in fatto di libri. Dopo qualche anno di difficoltà, le persone che avevano lavorato più che altro per passione, sono state ricompensate, diciamo, facendole diventare socie. Si è cercata la forma cooperativa, perché era quella che meglio riusciva a integrare tutti.

Mantenere la sede ad Asti è stata una sorta di riconoscimento e ringraziamento. Abbiamo deciso di mantenere un legame con il territorio, un po’ perché, pur facendo narrativa straniera, esiste un radicamento. Perché, i romanzi da tutta Europa si cercava di presentarli, alla fine, attraverso i piccoli festival nell’astigiano, nel Monferrato.

Quasi sempre finiva che, non so, l’autore islandese arrivasse ad Asti o a Torino e gli si facesse fare il giro delle colline, dai produttori della zona del Ruchè, piuttosto che del Grignolino. Nel mentre presentava il libro, magari insieme a qualche momento festoso. No? 

Questo, questo era tutto quello che avevamo sempre sperato di creare.

Ci siamo specializzati un po’ più su alcune tematiche sociali e di attualità. Andando a toccare temi, non so, come la condizione femminile ma attraverso il romanzo: raccontando con un libro del Nord Europa il problema della violenza sulle donne e poi pubblicandone uno del Sud Europa, dal Portogallo arrivando fino alla Turchia, proprio perché vogliamo che si crei un confronto attraverso la narrazione. Questo ha fatto sì che partissero dei veri e propri progetti.

L’identità che si è creata è ciò che ha mantenuto il gruppo unito. Perché non era solo una scelta di titoli, ma era una filosofia. Il gruppo è relativamente piccolo, nel senso che chi ci lavora sono 4 persone e diversi altri collaboratori, però l’idea potrebbe essere davvero un’idea senza confini.

Quello che ci diciamo ogni tanto è che vogliamo di mantenere uno spirito da armata Brancaleone, ma di renderlo sempre più professionale e adatto ai tempi.

Tutti sappiamo che i tempi sono cambiati e non ci si può più permettere di fare grandi errori. L’idea di essere un po' una truppa scanzonata, in modo colorito, è uno spirito che alla fine ti dà. Questo spirito bisogna poi saperlo mettere in gioco alle tue condizioni. Farlo diventare in qualche modo anche uno spirito per i lettori.

Chi prende un libro di Scritturapura si sente un lettore irriverente, no?

Forse questa irriverenza è ciò che ci dà un po’ la nostra connotazione. Speriamo che le nostre nicchie siano composte da gente interessata, curiosa, ma anche irriverente.

#savethebookreader! Questo è una sorta di slogan che ci diamo. C’è tanto bisogno oggi di salvare il lettore, che ha questa capacità di riflessione, che risulta fondamentale in quest’epoca di immediatezza. La lettura di un tweet o di un messaggio è sempre rapidissima. La lettura di un libro ti costringe a riflettere su quello che hai letto, sennò non riesci ad andare avanti.

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