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La nostra vendemmia dell’Asti Spumante e del Moscato d’Asti docg

La nostra vendemmia dell’Asti Spumante e del Moscato d’Asti docg

Il Vice Presidente di Vignaioli Piemontesi e del Consorzio dell’Asti docg, Stefano Ricagno, racconta l’andamento e i dati della vendemmia 2020

Categorie: Primo PianoLe Notizie

Tags: Vignaioli Piemontesi,   Moscato d'Asti,   Fedagripesca,   asti spumante,   vendemmia 2020

Con i primi giorni d’autunno si iniziano a tirare le somme delle vendemmie appena concluse. Con il Vice Presidente di Vignaioli Piemontesi e del Consorzio dell’Asti docg e membro del Consiglio di Presidenza di Confcooperative Fedagripesca Piemonte, Stefano Ricagno, abbiamo parlato delle difficoltà vissute, dei dati della vendemmia 2020 e del futuro della denominazione.


Com’è andata la vendemmia dell’uva Moscato bianco per Asti Spumante e Moscato d’Asti docg ?

“Cominciata il 26 di agosto nell’area di Acqui terme e Nizza Monferrato e andata avanti per circa tre settimane, per concludersi intorno al 20 di Settembre nelle zone Canelli e Santo Stefano Belbo. In generale, le uve si sono presentate sane, tranne in alcune zone dove il caldo torrido che ha caratterizzato questa estate ha provocato una certa sofferenza della pianta, soprattutto man mano che si procedeva con la vendemmia, le piante sono andate verso uno stress idrico abbastanza importante. La produzione è in linea con quelli che sono i valori quantitativi del disciplinare di produzione: parliamo di 100 q\ha, di cui 90 di DOCG e 10 di riserva per tutto il territorio che si estende in 9700 ettari tra la provincia di Cuneo, Asti e Alessandria.

Stiamo iniziando a riscontrare i dati delle analisi dei mosti della vinificazione, che risultano essere buoni. Il mosto si presenta con una buona gradazione alcolica e con una buona componente aromatica in linea con quelle che sono le esigenze dei mercati e della richiesta dei consumatori.”

Nell’ultimo periodo contraddistinto dalla pandemia, ha riscontrato delle criticità e delle problematiche particolari nel mondo vitivinicolo?

“Per quanto riguarda le operazioni vendemmiali fortunatamente la situazione è stata abbastanza simile agli anni scorsi, anzi, c’è stata una buona regolamentazione del personale vendemmiale e pochi problemi di carattere sociale. È un dato di fatto che stia crescendo la vendemmia meccanica nel nostro territorio ed è un dato positivo e di qualità.”

Alla luce di questo anno appena trascorso e dell’andamento della vendemmia, quali crede che siano le aspettative che i viticoltori avranno per il futuro? C’è qualche sfida che ritiene sia imminente?

“Credo che ci sia più di una sfida per la viticoltura in Piemonte. La prima, da un punto di vista viticolo, è il cambiamento climatico, che ormai è un dato di fatto. A questo proposito, la viticoltura deve dare come assodata questa situazione e si deve interrogare, mettendo in atto determinate nuove gestioni come per esempio l’uso di portainnesti più resistenti alla siccità.

La seconda sfida riguarda il carattere organizzativo delle denominazioni di origine. Il Piemonte ha dei cavalli di razza importanti, come le denominazioni di origine controllata e garantita dell’Asti e Moscato d’Asti, il Barbera d’Asti, il Brachetto d’Acqui, il Barbaresco, il Barolo, il Gavi e il Roero Arneis. Nuovi sviluppi sulle gestioni di queste DOCG sono necessari.  Bisogna avere il coraggio di modificare certe situazioni e bisogna farlo ora, non possiamo aspettare.

La terza sfida è di carattere commerciale. Sotto un certo profilo, il Piemonte ha dimostrato di avere delle posizioni buone dal punto di vista commerciale nei mercati internazionali e anche nazionali. Con nuove metodologie di comunicazione dobbiamo riuscire a raccontare il territorio di Langhe, Roero e Monferrato come un territorio unico con all’interno una diversità di denominazione. L’importante è scegliere i nostri cavalli di razza con la quale andare e sostenere la filiera e l’economia di questo territorio.”

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