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Alla cooperativa Pro.ge.s.t. la villa confiscata al narcotrafficante

Alla cooperativa Pro.ge.s.t. la villa confiscata al narcotrafficante
Da luogo di illegalità a spazio di inclusione: nell’immobile di San Giusto Canavese nascerà un centro di accoglienza per persone con disabilità

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Tags: Progest

Una storia di rivalsa e legalità quella della cooperativa sociale Pro.ge.s.t., che mercoledì 10 marzo ha ricevuto in affidamento la villa confiscata ad un boss a San Giusto Canavese che presto ospiterà un centro per attività dedicate a persone con disabilità, uno spazio di co-housing sociale e un orto didattico aperto anche alla cittadinanza.

Alla cerimonia di consegna dell’immobile confiscato hanno preso parte i rappresentanti delle istituzioni locali, oltre alla Ministra dell’Interno Luciana Lamorgese che, in collegamento streaming, ha voluto sottolineare l’importanza di un segnale, come questo, di forte presenza dello Stato. Come riportato da giornali e media nazionali, infatti, la ministra ha ricordato che “riappropriarsi delle ricchezze illecitamente accumulate significa dare un segnale credibile di presenza dello Stato sul territorio”, nonostante le difficoltà incontrate nel liberare l’immobile a causa di un incendio doloso che nel 2018 lo aveva danneggiato.

Tra i presenti anche don Ciotti, il fondatore di Libera che ha ricordato che “l’uso sociale di un bene confiscato è la migliore bonifica sociale e culturale, ma anche il risveglio delle coscienze e il rifiuto della rassegnazione e della paura. Un bene confiscato richiede di essere trasformato da bene esclusivo a bene inclusivo, da strumento di potere a veicolo di democrazia”.

“La riqualificazione della villa ha l’obiettivo di dare vita a uno spazio inclusivo, che coniugherà le due anime del progetto: inclusione, appunto, e lotta alla criminalità.” - ha sottolineato Dario Quesada, Vice Presidente della cooperativa sociale Pro.ge.s.t., “L’immobile ospiterà attività dedicate a persone con disabilità, in particolare di tipo cognitivo, ma ci piacerebbe destinare un’area della casa ad un servizio di coabitazione, un luogo in cui poter accogliere persone momentaneamente in difficoltà abitativa, dando la possibilità di restituire quanto offerto loro attraverso piccole mansioni come la manutenzione del giardino. Quest’ultimo, in particolare, sarà un luogo inclusivo e a questo proposito abbiamo individuato delle aree in cui poter sviluppare attività all’aperto tra cui, ad esempio, un orto didattico per persone anziane o con disabilità. Nel progetto di riqualificazione, sviluppato da un gruppo di architetti coordinato da Beatrice Rogliatti e Paola Galfione Barozzo, è previsto inoltre uno spazio dedicato all’agorà, per permettere l’incontro con associazioni e persone del territorio: per noi, da un punto di vista simbolico, è molto importante che la villa di un narcotrafficante, un luogo appartato e recintato, venga riqualificata e offerta alla cittadinanza, conservandone al contempo il valore simbolico”

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