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Una nuova Alba per la salute mentale: dal Recovery al Fareassieme

Una nuova Alba per la salute mentale: dal Recovery al Fareassieme
Due incontri dal titolo “Una buona salute mentale di comunità nel territorio dell’Asl Cn2. Incontri e confronti per un modello orientato alla Recovery organizzati dall’Associazione Diapsi Alba - Bra Odv in collaborazione con realtà del territorio, tra cui le cooperative Progetto Emmaus e Alice, hanno affrontato il tema con un focus su un nuovo approccio orientato alla recovery

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Tags: solidarietà,   Alba,   Salute Mentale

Cooperazione e coprogettazione per innovare i servizi del territorio. Negli scorsi giorni, Alba è stata il palcoscenico di due eventi di rilevanza cruciale per il tema della salute mentale. Organizzati dall’Associazione Diapsi Alba - Bra Odv in collaborazione con realtà del territorio, tra cui le cooperative Progetto Emmaus e Alice, i due incontri dal titolo “Una buona salute mentale di comunità nel territorio dell’Asl Cn2. Incontri e confronti per un modello orientato alla Recovery hanno affrontato il tema con un focus su un nuovo approccio orientato alla recovery.

Questi appuntamenti sono il risultato di anni di impegno da parte di molte persone sul territorio e di un lungo percorso intrapreso da 50 famiglie. Il frutto di un lavoro fianco a fianco di diverse realtà e di una collaborazione tra diversi servizi, per raggiungere la realizzazione due serate che hanno riscosso un ottimo successo e una progettualità che ha stimolato la partecipazione attiva della cittadinanza in ambito di salute mentale.

Durante la giornata di martedì 5 settembre, presso la Fondazione Ferrero di Alba, è stato dato spazio alla condivisione di esperienze relative ai Gruppi di Auto Mutuo Aiuto per familiari e utenti, non solo per le sofferenze psichiche, ma anche per disabilità e dipendenze.

La seconda serata, che si è svolta mercoledì 6 settembre, è stata invece dedicata all’approfondimento del concetto di “Recovery”. La Recovery può essere vista come una semplice “guarigione dalla malattia”, ma è in realtà un processo di ri-appropriazione del percorso di vita da parte delle persone che affrontano fragilità psichiche.

Questo approccio è stato definito come un elemento chiave per la costruzione di buone pratiche nella salute mentale ed è strettamente legato all’idea del “fareassieme”, un concetto che sottolinea gli sforzi degli utenti e dei familiari, riconoscendo il ruolo centrale nella partecipazione e nella responsabilità. Fondamentale in questo senso è stata la partecipazione all'evento di Renzo De Stefani, ex primario del Dsm di Trento e promotore del movimento "Le Parole ritrovate", movimento che ha rappresentato e che rappresenta tuttora una delle pratiche maggiormente innovative sperimentate nell'ambito della psichiatria negli ultimi 20 anni, sintetizzato nel termine "fareassieme". 

In una nuova era per il dibattito sulla salute mentale, il “fareassieme” è diventato un concetto fondamentale che ha già iniziato a trasformare il modo in cui affrontiamo le sfide legate alla salute mentale nella nostra comunità. La collaborazione tra enti pubblici, privato sociale e associazioni locali è essenziale per garantire risposte efficaci e sostenibili alle esigenze dei cittadini.

"Credo che di fronte ad un aumento evidente di persone che si rivolgono ai servizi pubblici e privati perché soffrono di un disturbo mentale occorre ripensare alle politiche esistenti e lavorare alla costruzione di modelli che prevedano una forte integrazione tra enti pubblici, privato sociale e associazioni del territorio", ha sottolineato Davide Tedesco, della cooperativa sociale Progetto Emmaus e relatore nell’evento di mercoledì 6 settembre, "Le linee guida dell'OMS sono chiare nell'indicare che le risposte ai bisogni in ambito di salute mentale non si esauriscono all'interno degli ambulatori specialistici, perché tali bisogni sono strettamente correlati alla sfera della socialità, del lavoro, dell'abitare e coinvolgono quindi la comunità territoriale nel suo insieme che è tenuta a dotarsi di strumenti per favorire l'inclusione di chi è portatore di fragilità. In questa ottica riveste una particolare importanza riconoscere, da parte di noi addetti ai lavori, a utenti e familiari il diritto a rivestire un ruolo di protagonisti nella definizione dei piani di cure più appropriati e delle modalità con le quali realizzarle. L'esperienza nata una ventina d'anni fa sul territorio di Trento rappresenta una preziosa testimonianza di come il "fareassieme" possa contribuire a progettare percorsi di cura maggiormente efficaci e sostenibili nel tempo."

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