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Lavoro come cittadinanza attiva

Lavoro come cittadinanza attiva

Il lavoro è uno strumento di emancipazione fondamentale per ognuno, soprattutto per le persone con disabilità, che vengono valorizzate nella loro capacità di realizzare prodotti di qualità. 

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Tags: disabilità,   Federsolidarietà,   Lavoro

Il lavoro come strumento concreto per la partecipazione responsabile al bene comune e la valorizzazione della persona: è questa la visione che guida i percorsi di accompagnamento e inserimento nel mondo del lavoro che le cooperative sociali di tipo b rivolgono a persone fragili e con disabilità. Ad oggi sono 132 le cooperative associate a Confcooperative Federsolidarietà Piemonte che si occupano di collocamento mirato, con una base di soci lavoratori di 6300 persone, di cui oltre 1000 con fragilità. Numeri che indicano quanto siano importanti gli strumenti legislativi e normativi riferiti al collocamento mirato – primi tra tutti la legge 68 del 1999 e l’ex art. 14 D.lgs 276 del 2003 – e lo sviluppo di alleanze tra il mondo delle imprese cooperative e quelle profit. Questi strumenti legislativi, infatti, mirano a garantire sostegno alle imprese che devono inserire nel loro organico persone con disabilità, lavoratori appartenenti alle categorie protette.

I presupposti teorici dell’agire socio-educativo di Federsolidarietà affondano le loro radici nel diritto all’autodeterminazione e all’età adulta sancito dall'art 19 della Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità. Per realizzare pienamente questo diritto è fondamentale dotarsi di strumenti che favoriscano l’espressione e la realizzazione di un progetto di vita in cui protagonista sia la persona con disabilità.

Ripensare la disabilità

Parlare di “inclusione” è certamente un passaggio fondamentale per una società più equa e paritaria che garantisca uguali diritti a tutti, muovendo dalle potenzialità di ciascuno. Il concetto di “disabilità” dev’essere ripensato alla luce del fatto che ogni persona – anche quando non considerata fragile o con disabilità – porta con sé debolezze, inabilità e impedimenti. La sfida è dunque distinguere, riconoscere e valorizzare le capacità che ogni persona possiede, per costruire percorsi e opportunità partendo dalle abilità presenti in ciascuno. Solo così è possibile permettere a tutte le persone l’accesso a una vita lavorativa concreta, vera e appagante.

Il lavoro come ponte

Il lavoro delle persone fragili e con disabilità, fondamentale per conquistare un’autonomia personale ed economica e per intessere relazioni anche al di fuori della propria rete familiare o di cura, è certamente anche lo strumento cardine per creare un ponte tra la società, le imprese che fanno collocamento mirato e il variegato mondo del lavoro, industriale, artigianale o agricolo. Attraverso una formazione professionale ad hoc, infatti, la persona fragile ha la possibilità di sviluppare le proprie potenzialità, grazie a cui potrà svolgere un lavoro che la gratifichi e la renda parte attiva della catena sociale. Fare inserimento lavorativo, infatti, significa offrire alla singola persona l’opportunità lavorativa più congrua, affidandole mansioni e responsabilità di cui possa farsi carico.

Valorizzare le abilità

È questo ciò che fanno alcune cooperative sociali, come Andirivieni, Progetto Emmaus e Alice, che hanno dedicato il mese di maggio a raccontare un’altra faccia del mondo del lavoro, presentando alle loro comunità di riferimento i progetti per l’apprendimento di mestieri e le attività produttive dedicate a persone a rischio di emarginazione sociale: lavori artigianali, ma anche ristorazione, produzione agroalimentare, giardinaggio e servizi di sartoria e lavanderia. Ciò su cui occorre focalizzare l’attenzione è il fatto che i prodotti e i servizi offerti non debbano essere acquistati in quanto realizzati da persone fragili e con disabilità, ma in quanto prodotti di qualità. La cultura assistenziale fine a se stessa e filantropica non appartiene infatti al mondo della cooperazione sociale. La progettazione di percorsi lavorativi ruota sempre alla congiunzione di prodotto di qualità e potenzialità del lavoratore, per rispondere contestualmente a due istanze: quella del mercato, che richiede competitività e qualità, e quella dell’articolo 4 della Costituzione italiana, secondo cui «la Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto». 

Una mission sempre attuale

È certo che si tratta di percorsi articolati, non sempre lineari, anche per le imprese coinvolte e le persone inserite, che talvolta possono essere sfiduciate e sconfortate da difficoltà, contesti e relazioni interpersonali nuove. Se è possibile che questo si verifichi, è però vero che il sentire di queste persone è profondamente influenzato dal pensare comune; di conseguenza, dove c’è un incoraggiamento radicato e convinto, anch’esse saranno motivate e fiduciose nelle proprie abilità. Le attività delle 132 cooperative sociali di inserimento lavorativo dimostrano, senza dubbio, come le fragilità, che, come detto, appartengono a tutti noi in modo differente, quando affrontate con determinazione e soprattutto all’interno di una progettualità professionale, possono trasformarsi da impedimenti in competenze. E le cooperative sociali che guidano questo passaggio dimostrano ancora una volta il valore sempre attuale del modello cooperativo e della trentennale legge nazionale della cooperazione sociale, 381/91, che all’art. 1 cita «le cooperative sociali hanno lo scopo di perseguire l’interesse generale delle comunità alla promozione umana e all’integrazione sociale dei cittadini».

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