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Donne e cooperazione: Elisa Lioce

Donne e cooperazione: Elisa Lioce

L'intervista a Elisa Lioce, membro del CdA della cooperativa sociale Cento Torri, responsabile sanitario dei centri medici della cooperativa, Vicedirettore tecnico del centro medico Hasta Fisio e membro del Consiglio Regionale di Confcooperative Sanità Piemonte.

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Tags: donne,   Cooperazione

Lavoro e famiglia: un binomio spesso difficile da conciliare, soprattutto per le donne, per le madri e per le lavoratrici con ruoli dirigenziali.

Occorre un cambiamento culturale per attuare trasformazioni gestionali e organizzative che supportino questa difficile conciliazione e per riequilibrare il carico di lavoro domestico e familiare tra le spalle delle donne, su cui spesso grava interamente, e degli uomini, non sempre investiti di questa responsabilità.

Ne parliamo con Elisa Lioce, Medico Chirurgo specialista in Medicina Fisica e Riabilitativa, membro del CdA della cooperativa sociale Cento Torri e responsabile sanitario dei centri medici della cooperativa. Inoltre è Vicedirettore tecnico del centro medico Hasta Fisio, membro del Consiglio Regionale di Confcooperative Sanità Piemonte ed è parte della Commissione Dirigenti Cooperatrici di Confcooperative Piemonte.


Qual è, secondo te, il ruolo delle donne nel mondo della cooperazione e quale valore aggiunto portano?

Credo che le attitudini di molte donne si sposino bene con il modello cooperativo, motivo per cui nel settore cooperativo socio-assistenziale vediamo una presenza preponderante femminile. Anche per nostra natura, noi donne amiamo prenderci cura degli altri e stare a contatto diretto e stretto con bambini e persone che necessitano di accudimento.

Anche a livello  dirigenziale abbiamo spesso delle caratteristiche vincenti, che possono portare un valore aggiunto alle imprese: abituate a gestire famiglia, lavoro, figli, abbiamo ottime capacità manageriali e organizzative, siamo collaborative e aperte al dialogo. Per questo credo che saremmo molto abili nella gestione e nell’amministrazione di imprese, proprio perché nella nostra routine siamo già abituate a dover gestire tutto e avere sotto controllo ogni minimo dettaglio.


Come sei entrata nel mondo della cooperazione e cosa può dare di più la cooperazione rispetto alla classica impresa secondo te?

Sono entrata nel mondo della cooperazione grazie alla cooperativa sociale Cento Torri, che gestisce i centri medici fisioterapici della fondazione Banca d’Alba.

Io sono medico specializzato in fisiatria, e presso i centri medici Cento Torri svolgo le visite fisiatriche e le terapie manu medica. Avendo maturato esperienza anche a livello dirigenziale e amministrativo negli anni passati presso altri centri medici, alcuni anni fa sono stata nominata membro del CdA della cooperativa Cento Torri, in qualità di responsabile sanitaria dei nostri centri medici, e di questa opportunità sono grata alla cooperativa Cento Torri e a Banca d’Alba, che mi hanno affidato incarichi di responsabilità.

In generale, la cooperazione offre la possibilità di avere come focus maggiore le persone, sia soci lavoratori sia stakeholder, non avendo come obiettivo primario il profitto. E questo è qualcosa che, in ambito socio assistenziale e sanitario, è per me un grande valore aggiunto.


Cosa desideri o cosa vedi nel futuro della cooperazione per le donne?

Penso che nel mondo del lavoro non dovremmo più ragionare sulla differenza tra uomo e donna, perché dovrebbero esserci quella meritocrazia e quella valorizzazione del lavoratore di per sé, in base a competenze, attitudini e modo di presentarsi, di porsi e di relazionarsi agli altri.

Purtroppo credo che oggi spesso non sia ancora così, e per varie ragioni. Prima di tutto spetta ancora soprattutto alla donna riuscire a conciliare lavoro, carriera e gestione familiare. E questo non tanto per colpa del ménage familiare, ma perché in Italia non ci sono i servizi adeguati per la gestione dei figli in modo da permettere a entrambi i genitori di poter perseguire carriera e impegni lavorativi: mi riferisco a una flessibilità oraria maggiore da parte di asili nido, asili e scuole, ma anche a un supporto efficace e reale nell’assunzione di tate o assistenti domiciliari in caso di bisogno.

Mi pare evidente che, quando manca tutto questo supporto ai genitori lavoratori, uno dei due deve fare un passo indietro, e di solito è la donna, che magari sta ancora allattando o avrebbe una possibilità di carriera e uno stipendio inferiori a quelli del padre.

Anche a livello dirigenziale oggi c’è ancora disparità. Tendenzialmente l’uomo è sempre visto come il “leader” e non viene messo in discussione. La donna, invece, anche quando assume ruoli dirigenziali deve sempre cercare di dimostrare il suo valore, anche facendo attenzione a come porsi e a come vestirsi, con molti problemi subliminali ulteriori.

Nel futuro mi auguro che le donne possano raggiungere piena autonomia e indipendenza su tutti i fronti, non solo a livello lavorativo. E credo che la cooperazione potrebbe essere un’ottima arma e un ottimo strumento, perché potrebbe andare a colmare tutti quei grandi vuoti e quei bisogni a cui gli enti pubblici e privati ancora oggi non sono ancora riusciti a dare una risposta incisiva, per sostenere la donna nel suo svolgimento dell’attività professionale quando non anche di mamma.
Le donne siamo noi, sappiamo quali e quante fatiche siamo abituate a fare. Sappiamo ciò di cui ci sarebbe più bisogno per avere servizi più efficaci ed efficienti proprio a favore di noi donne. Per questo mi auguro che questa spinta parta proprio da noi donne, e che ci siano delle cooperatrici che riescano a portare avanti nuovi progetti e iniziative per riuscire a sostenerci reciprocamente.

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