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Raccontare la cooperazione sociale. L’accoglienza di cittadini afghani

Raccontare la cooperazione sociale. L’accoglienza di cittadini afghani

Il contributo e l'impegno delle nostre cooperative sociali, StranaIdea e Gerico, a supporto dei cittadini afghani accolti sul territorio

Categorie: Primo PianoDalle FederazioniLe Nostre Storie

Tags: Stranaidea,   Federsolidarietà,   Sociale,   Gerico

Le fotografie e i video di uomini e donne accalcati all’aeroporto di Kabul in attesa di salire sugli aerei che li avrebbero portati in salvo in Europa o nei paesi limitrofi sono sicuramente tra le immagini più drammatiche del 2021 appena volto al termine. In piena estate, mentre in Italia tentavamo di dimenticarci della pandemia,  gli Stati Uniti portavano a termine il ritiro delle loro truppe dall’Afghanistan e il paese cadeva nuovamente, dopo quasi vent’anni, nelle mani dei Talebani.

È in quel momento che ha inizio la storia che lega cinque uomini e una ragazza afghani a due delle nostre cooperative sociali: StranaIdea e Gerico.

Sono molti, su tutto il territorio, i progetti che vedono impegnate le cooperative nell’accoglienza di migranti, richiedenti asilo, minori stranieri: “La cooperazione sociale si occupa di welfare in tutte le sue declinazioni e, soprattutto negli ultimi anni, ha risposto al bisogno sempre più urgente di accogliere e favorire l’integrazione di migranti sul territorio. L’obiettivo è quello di garantire, a chi arriva, sostegno nell’apprendimento della lingua italiana, nell’inserimento scolastico o lavorativo e supporto legale e sanitario e, nello stesso tempo, incoraggiare lo sviluppo di reti locali sul territorio di accoglienza” racconta Enrico Pesce, Presidente di Confcooperative Federsolidarietà Piemonte.

In questa direzione lavora la cooperativa StranaIdea che dal 2016 si occupa, all’interno del progetto Mr Grab, di accoglienza diffusa di richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale in comuni medio-piccoli della Valle di Lanzo. Ed è proprio nell’ambito di questo progetto che tre fratelli afghani, insieme a uno zio e a un cugino, sono stati accolti a inizio ottobre 2021 in un appartamento nel comune di Cirié.

Gli ospiti, appartenenti a una famiglia di etnia Hazara, storicamente vittima di discriminazione e persecuzione politica, sono giornalisti, intellettuali e docenti universitari che hanno collaborato con i governi "filo-occidentali" in opposizione all'estremismo islamico. Per il ruolo sociale che loro stessi e i loro congiunti hanno ricoperto, la cooperativa StranaIdea sta facendo di tutto per richiedere il ricongiungimento con le rispettive famiglie ancora bloccate a Kabul e a rischio di violenze e ritorsioni.

Nel frattempo i cinque beneficiari stanno seguendo con grande impegno i corsi di italiano istituiti all'interno del progetto stesso e presso il CPIA di Ciriè, hanno intrapreso un percorso per il riconoscimento dei titoli di studio e hanno recentemente ottenuto l'accesso a corsi universitari presso Politecnico e Unito. Nel tempo libero hanno preso contatti con una grande azienda di Ciriè e stanno sfruttando questa opportunità per imparare l'italiano e sperimentare (dal punto di vista esclusivamente formativo, per ora) il mondo del lavoro nel nostro paese. Sono stati accolti con particolare partecipazione da parte delle istituzioni e del tessuto sociale locale.

Accogliere persone con questo background culturale pone la cooperativa di fronte a una nuova sfida: trovare un equilibrio tra i limiti del sistema di accoglienza e le necessità degli ospiti in termini di formazione, riconoscimento professionale e ruolo sociale.

Anche l’impresa sociale Gerico, pur non occupandosi direttamente dell’accoglienza di migranti, grazie a una collaborazione con UPO e UPO Alumni, ha accolto all’interno del proprio progetto di housing sociale a Novara una studentessa afghana arrivata in Italia nel mese di novembre grazie ai “Corridoi universitari” attivati dall’Ateneo del Piemonte Orientale.

Nasrin Fayas, studentessa di medicina di 25 anni, non ha mai avuto un luogo sicuro da chiamare casa. La guerra e la violenza hanno costretto lei e la sua famiglia, da sempre impegnata nella tutela dei diritti umani, a continue fughe verso l’Iran e ora in Italia. Nasrin ha iniziato da subito un corso di italiano e dal mese di gennaio frequenterà il corso di Biotecnologia per sostenere alcuni esami in comune con Medicina.

Nonostante la preoccupazione per i propri cari rimasti in Afghanistan e il pensiero sempre rivolto al proprio paese, tutti gli ospiti hanno mostrato grande gratitudine nei confronti delle cooperative e del territorio che li hanno accolti, permettendo loro di guardare al futuro con maggiore speranza.

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