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Il lavoro come ponte tra impresa e società

Il lavoro come ponte tra impresa e società

Ponendo l’accento sull’inserimento lavorativo, Andirivieni è diventata cooperativa sociale plurima. Uno dei suoi obiettivi è l’occupazione di persone disabili anche attraverso i laboratori artigianali

Categorie: Primo PianoLe Nostre Storie

Tags: Federsolidarietà,   Andirivieni,   storie,   Piemonte Nord

Trasformare il disagio da ostacolo a punto di partenza: è questa la visione che nel 1995 a Rivarolo Canavese guidò la fondazione della cooperativa sociale Andirivieni, che si prende cura di adulti e minori con disabilità. Una cura che nasce nei servizi e nella gestione dei centri diurni, ma che oggi è ancora di più: una cucina, un laboratorio tessile e uno per la lavorazione della ceramica, una lavanderia sono solo alcuni degli spazi in cui i beneficiari della cooperativa, per la maggior parte disabili, possono dare voce alla propria espressività.

Espressività che, se incanalata da professionisti ed educatori, genera abilità. I prodotti realizzati nei laboratori di Andirivieni sono di altissima qualità, e il fatto che siano frutto della valorizzazione di difficoltà personali e sociali non fa che accrescerne l’importanza.

Negli ultimi anni Andirivieni ha intrapreso un percorso di trasformazione che ha interessato non solo l’aspetto gestionale, ma anzitutto quello statutario: nel dicembre 2020 la cooperativa aderente a Confcooperative Federsolidarietà Piemonte è diventata plurima, affiancando i progetti per l’inserimento lavorativo alle attività di carattere educativo e assistenziale. Il Presidente Domenico Galati racconta che “l’idea di insistere sull’inserimento lavorativo è venuta dall’incontro con il mondo sia cooperativo sia profit, in seno al progetto Atlantide, tra il 2016 e il 2019. Sono stati il confronto e lo scambio di esperienze con altre realtà che ci ha fatto capire che dovevamo fare il salto e andare oltre i nostri abituali servizi”.

Questa transizione – o, meglio, integrazione – è stata generata dall’intuizione che il lavoro sia l’unico modo davvero efficace e tangibile per promuovere l’inclusione sociale delle persone a rischio di esclusione. È facendosi forte di questa convinzione che Andirivieni si impegna quotidianamente per cancellare quella linea che spesso rischia di tracciarsi tra le imprese e la società. Attraverso una formazione professionale ad hoc, infatti, la persona fragile ha la possibilità di sviluppare le proprie potenzialità, grazie a cui potrà svolgere un lavoro che la gratifichi e la renda parte attiva della catena sociale.

È certo che si tratta di una concezione onerosa anche per le persone con disabilità, che talvolta possono essere sfiduciate e sconfortate di fronte alla prospettiva lavorativa. Se è possibile che questo si verifichi, è però vero che il sentire di queste persone è profondamente influenzato dal pensare comune: di conseguenza, dove c’è un incoraggiamento radicato e convinto, anch’esse saranno motivate e fiduciose nelle proprie abilità.

È successo proprio questo in Andirivieni, come racconta ancora Domenico Galati: “all’inizio del percorso temevamo di generare ansia da prestazione e stress in persone già fragili, che si sarebbero trovate coinvolte in un’attività lavorativa di produzione. Ma, sorprendentemente, ad averci trainato sono stati proprio i ragazzi: hanno compreso che attraverso un periodo di formazione ci sarebbe stato uno sbocco lavorativo, e l’apertura del punto vendita ha chiarito loro la direzione che Andirivieni stava prendendo”.

Il negozio di Cuorgné, infatti, sta proprio a simboleggiare il luogo di incontro e di scambio tra la cooperativa e la società; tra quei muri si trovano vicine grazie a tazze, vasi e oggetti prodotti da mani rese abili dallo studio e dall’insegnamento di professionisti. Anche Clin, la lavanderia inaugurata in autunno a Rivarolo, è l’ultima figlia di questa concezione: l’essere aperta al pubblico e il situarsi all’interno di una città indicano quanto voglia proporsi come un mezzo per riavvicinare due mondi che, senza una presenza viva e costante delle cooperative sociali sul territorio, rischiano di restare distanti.

Riavvicinare, tuttavia, non significa sovrapporre: le cooperative si innestano in un sistema valoriale che non è coincidente con quello del mondo aziendale, ed è cosa buona che rimangano le rispettive peculiarità identitarie e visioni. Come commenta Domenico Galati, “nonostante i cambiamenti, essere cooperativa è il nostro punto fermo. Ciò che ci guida è innanzitutto il radicamento dei nostri ragazzi e di tutti gli operatori sul territorio, non il profitto. Soprattutto, proprio per la filosofia che la sostiene, la cooperativa è un libero spazio di espressione difficile da trovare altrove o in altre forme di impresa. Questo è il valore aggiunto della cooperazione”.

In conclusione, l’opera di Andirivieni dimostra come le ferite esistenziali, quando guardate e curate, possano diventare preziose compagne di vita, anziché impedimenti. E le cooperative sociali guidano questa trasformazione dimostrando che il lavoro è l’unico mezzo reale per valorizzare e accrescere le potenzialità delle persone disabili: l’inserimento occupazionale resta il ponte per eludere il disagio e promuovere l’agio.

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